Se si può essere fieri di una religione che affonda le sue radici nell’umiltà, ecco, di questa mia religione sono fiero, fiero in particolare di quegli aspetti che vengono accomunati alla superstizione. Fiero di essere vincolato a dogmi antiquati e asservito a una professione di fede ormai estinta (come ripetono caparbi i miei amici giornalisti), perché so che è il credo eretico a essere morto e che solo i dogmi ragionevoli vivono talmente a lungo da essere definiti antiquati. Fiero di quanto la gente chiama «mestiere di prete», perché solo questa espressione, non sostanziale e spregiativa, esprime la verità che un prete, come ogni uomo, dovrebbe esercitare un mestiere. Fiero di quel che si definisce mariolatria, perché alimentò la religione, in tempi lontani, con quel tocco di cavalleria, che ora viene malamente e tardivamente frainteso nel femminismo. Fiero di essere ortodosso sui misteri della Trinità o della Messa; fiero di credere alla confessione; fiero di aver fede nel Papato.
Gilbert Keith Chesterton, “Autobiografia”