Finalmente ho visto “Lo Hobbit”

Probabilmente sono tra i pochi appassionati dei libri di Tolkien che non aveva ancora avuto modo di vedere il primo film de “Lo Hobbit”, fino a ieri.

Dopo averlo visto mi è passata la voglia di vedere il secondo

In effetti faticavo a capire come si potessero trarre tre film da due ore e tre quarti l’uno sulla base di un libro che è un terzo de “Il Signore degli Anelli”. Ora ho capito. Stirare tutto, ampliare ogni cosa che nel libro è solo un accenno, inventare retroscena assurdi ecc.

Direi comunque che la produzione è andata all’insegna di “riciclo e risparmio”. È evidente che abbiano risparmiato su:

  • Libro (non credo l’abbiano letto, probabilmente se lo sono fatti raccontare da qualcuno)
  • Musiche (Buona parte dei temi provengono dai precedenti film)
  • Effetti speciali (Belli e tanti, ma a volte si nota un po’ troppo la finzione

Probabilmente la necessità di risparmiare su questo è legata alla grande quantità di pastiglie per la raucedine consumata dai doppiatori di orchi e goblin.

Se gli errori, le imprecisioni e i cambiamenti apportati a “Il Signore degli Anelli” erano comprensibili in un’ottica cinematografica e comunque l’effetto finale era quello di un gran bel film lo Hobbit è molto al disotto, e soprattutto è estremamente irrispettoso dello stile originale dell’opera. Vado a specificare:

I nani

Poveri nani! Il popolo ferito e orgoglioso ritratto come una banda di straccioni scimuniti e di ingordi suini. La scena dell’arrivo dei nani e della cena a casa di Bilbo è assolutamente mortificante. Dal libro escono questi tipi strani e conviviali, ma assolutamente cortesi e presentabili, gente che sa stare al mondo. Che arrivano con “i migliori cappucci staccabili, quelli della festa” e che fanno le richieste di cibo con dei bei “per favore” in fondo e non dicono frasi tipo “Da qualè parte è la cena, ragazzo, lui aveva parlato di cibo, tantissimo” per poi mettersi a rubare pagnotte. Anzi, l’effetto narrativo ironico di tutta la cena descritta nel libro è questo contrasto tra l’aspetto formale esteriore e il disagio interiore di Bilbo. Evidentemente gli sceneggiatori americani non hanno idea di cosa sia la “buona educazione” e soprattutto l'”ospitalità”. Non dimentichiamoci che nell’universo di Tolkien la Contea e gli Hobbit rappresentano la campagna inglese e i suoi abitanti. Taccio sulla gara di rutti finale. Al nostro sceneggiatore non è chiara la differenza tra l’essere conviviali e il fare grezzate a tavola.

L’aspetto fisico dei nani è indecoroso. Barbuti sì, ma non barboni. Ma come diavolo li hanno vestiti, perchè quello ha quel colbacco da tassista ucraino di New York? Qui l’errore è proprio nell’ambientazione. A quel punto della storia i nani si erano rifatti una vita dopo molte peregrinazioni e quelli che si presentano da bilbo non sono dei pezzenti, ma “si avviavano marciando [verso la tavola della cena] con le larghe mani ficcate nelle cinte di oro e di argento” oppure “«Ancora oggi, che abbiamo messo da parte un bel po’ e non stiamo proprio tanto male, ammettiamolo pure» e qui Thorin si passò la mano sulla catena d’oro intorno al collo”. Far dire a Balin che i nani convenuti sono “mercanti, minatori, stagnai, giocattolai, non certo materia da leggenda”, è falso e chiunque abbia un po’ capito quello che Tolkien chiama “il desiderio del cuore dei nani” lo capirebbe. Bombur che ammazza i goblin a panzate… suvvia.

Radagast

Poveraccio, un vecchio rimbambito con un nido tra i capelli e mezza testa coperta di guano. Ma stiamo scherzando? Radagast è uno degli Istari, uno spirito immortale, servitore e inviato dei Valar, un membo del Bianco Consiglio… è un pezzo grosso parecchio! Non si può liquidare come uno che fa uso di “funghi allucinogeni” (parole di Saruman nel film… a proposito… che c’entra Saruman ne “Lo Hobbit”?) Certo, nelle Lettere Tolkien ci fa sapere che radagast fallì la sua missione proprio a causa del suo amore per gli animali… ma da qui a farsi cacare in testa dai passeri ce ne corre.

Gandalf

Anche Gandalf esce molto, troppo sminuito del suo valore. Che senso ha mettere insieme  Saruman, Galadriel e Elrond con quel tono inquisitorio a chiedere conto a Gandalf delle sue azioni. E Gandalf che fa le facce furbette e imbarazzate come uno studente che non ha fatto i compiti. No, mi dispiace, non è questo lo stile di Gandalf e degli altri personaggi che sono stati prestati a questa sequenza (assente del tutto nel libro e per ben precisi motivi). Oppure Gandalf che si impappina quando gli chiedono il numero dei draghi che ha ucciso.

Gandalf è colui che incoraggia i buoni a fare il bene e non un  intrigante fortunato. Né Elrond né Galadriel possono accampare diritti su di lui. Un po’ lo può Saruman, ma anche qui siamo proprio fuori dalla traccia di Tolkien.

Il male

Il Male e il Bene hanno un ruolo fondamentale nelle opere di Tolkien. Il male è presente in Arda (il mondo) fin dalla sua creazione. In parte lo si può attribuire allo scompiglio prodotto da Melkor durante il Canto degli Ainur prima dell’inizio dei tempi. Che ha segnato il mondo creato da quel canto con questa ferita. Nel film tutto il male proviene invece da Sauron (che ne “lo Hobbit” è chiamato solo “Il Negromante”) che ne sarebbe l’unica origine. I ragni del bosco atro sono un effetto di Sauron, anche il male di Smaug in fondo: Gandalf dice “C’è qualcosa all’opera dietro il male di Smaug”. In realtà il male degli orchi, quello dei ragni e quello di Smaug non sono collegati ne organizzati da Sauron. Sono le forme di ciò che di male vi è nel mondo. E questo accentrarlo tutto ad un’unica fonte è in parte uno stile cinematografico (i buoni contro il cattivo), ma in parte è anche una visione limitata della realtà.

Azog

A Holliwood ultimamente ci deve essere una crociata ideologica contro la calvizie. Da un po’ di tempo in qua i cattivi tendono a essere pelati e con il naso strano. Penso ad Azog, a Voldemort, in parte anche a Smeagol e al cattivo di Highlander che non mi ricordo come si chiama. Inoltre per essere un orco Azog l'”orco pallido” cura molto il suo aspetto e gli accessori. Tanto da prendersi un mannaro intonato al suo tono di pelle.  A parte questo però qui la forzatura della storia è totale. Al tempo dei fatti narrati ne “Lo Hobbit” Azog è morto da un pezzo. Verso la conclusione della storia, subito prima della Battaglia dei Cinque Eserciti Gandalf dice: “«Gli orchi sono su di voi! Sta arrivando Bolg dal nord, o Dain! Il cui padre uccidesti a Moria»” e c’è una nota: “Bolg = Figlio di Azog”. Quindi Azog è morto durante la battaglia di Moria 142 anni prima punto. Inoltre questa fissa di Azog per Thorin è proprio una esagerazione totale. Con questi orchi che girano mezzo mondo e sono sempre nel posto giusto come gli indiani nei film western. Su questo siamo veramente fuori scala come baggianata. Questo ci porta all’ultimo punto:

Il tempo

Dall’arrivo del drago a quando la spedizione parte sono passati 171 anni. Il film, nonostante l’introduzione che un po’ spiega la faccenda, non rende l’idea di questo. Tutti parlano come se fossero cose di ieri o come le la storia si fosse cristallizzata a quegli eventi. E se capisco che per Thorin e famiglia il pensiero dell’oro di Erebor era qualcosa da mangiarsi i gomiti gli altri non è che hanno pensato solo a quello per 171 anni.

 

Conclusione

Ci sono molti altri punti sui quali varrebbe la pena soffermarsi ma ne faccio solo un breve elenco:

  • I giganti di pietra che sembrano dei transformers
  • Le gallerie degli orchi vaste e illuminate e non c’è quel senso di buio e oppressione che si avverte nel libro.
  • Il Grande Orco (quello col mento ballonzolante) che parla in perfetta lingua corrente e con una voce da tenore mentre tutti gli altri si esprimono al massimo a rantoli.
  • Thorin non sembra proprio un nano, ma al massimo un uomo un po’ tappo.
  • Lo “scudo di quercia”… che non è proprio lo stesso di “farsi scudo con un pezzo di quercia”,  che più tardi diventa “scudo di pino”… non so… vogliamo provare tutte le essenze?

Ci sono anche degli aspetti positivi. Ho apprezzato come, a differenza del Signore degli Anelli, si sia dato spazio al fatto che i nani cantano. In definitiva però ho trovato questo film molto molto deludente. E l’idea di fare tre film su quel testo è veramente per ciucciare biecamente soldi agli spettatori.

1 pensiero su “Finalmente ho visto “Lo Hobbit”

  1. Interessante recensione, grazie!
    Hai ragione nel dire che non è molto fedele al libro (e il secondo episodio, vedrai, che lo è ancora meno!). Penso però che, nonostante le evidenti smargiassate e “cose hollywoodiane” che compaiono è, tutto sommato, un film che si lascia guardare e a tratti incuriosisce ed emoziona.
    Certo che il grande orco che dice: “sarò sconfitto!” potevano proprio evitarselo! :)

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