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Asterix e “la casa che rende folli”

Da quando ho traslocato non ho più il televisore a casa; visto quanto si sta bene senza ho deciso che non lo metterò e quindi di disdire l’odioso canone Rai grazie al quale montagne di soldi vanno a gente assolutamente indegna e tonnellate di spazzatura invadono le nostre case uscendo dagli schermi come da un collettore di fogna.

Prima puntata

Leggo in giro che per disdire occorre mandare una raccomandata all’ufficio SAT dell’Agenzia delle Entrate di Torino.

Visto che nel frattempo però hanno inventato (altra maialata) la Post@ Elettronic@ Certificat@ (la scrivo con le chiocciole che fa più web 2.0) mi dico:

Ma perché devo fare la fila alle poste e spendere 4 euro per una cosa che a parità di valore legale posso fare da casa e gratis?

Mi accingo quindi a scrivere una pec… ma dove trovare l’indirizzo? Girellando un poco lo trovo qui.

Scrivo la mia bella lettera e la invio il 7 marzo 2012.

Seconda puntata

Mi rispondono il 22 giugno (due mesi dopo!) dicendo che la mia domanda è “inefficace” perché non ho indicato il tipo di televisore così come richiesto dal Regio Decreto tal dei tali del 1937 e mi forniscono un modello da restituire compilato entro 15 giorni

Notare che il modello è stato prima stampato, poi scannerizzato, poi convertito in pdf con tanto di dicitura “PDF creato con PdfFactory versione di valutazione” che da un tono di ufficialità a tutta la vicenda.

Ovviamente ri-stampando il modello per compilarlo è quasi illeggibile tranne la scritta di cui sopra. Inoltre tra le informazioni richieste (ed è ben specificato che devono essere presenti tutte) c’è anche il numero di abbonamento (con tanto di ricevuta) e la firma del proprietario della casa dove stavo in affitto prima. E quindi via a rompere le scatole nel giorno più caldo dell’anno alla signora mettendola pure in agitazione…. Comunque, recupero i dati e segnalo la restituzione del vetusto Telefunken.

Ri-scannerizzo il modulo, allego la ricevuta del versamento della signora e la nuova pec parte il 29 giugno.

Terza puntata

Ricevo una risposta via pec il 16 luglio, stavolta con un pdf a regola d’arte, in cui mi si avvisa che la mia richiesta è stata presa in carico e che la risposta arriverà per posta ordinaria.

Quarta puntata

Colpo di scena! il 19 luglio nella cassetta della posta trovo…. la stessa lettera e lo stesso modulo che ho ricevuto il 22 giugno… Penso di aver provocato il solito corto-circuito della pubblica amministrazione… non so com’è ma succede sempre. Ogni volta che ho a che fare con la burocrazia precipito in dei buchi neri della macchina, come uno che trovi sempre i bug in ogni programma.

Vedremo come andrà a finire….

Aggiornamento

Oggi decido di venire a capo della questione, mi riguardo tutte le comunicazioni e ho due possibilità:

  1. Telefonare al 199
  2. Andare all’ufficio

La soluzione 1 non mi piace, perché l’idea di chiamare l’199 per parlare con un ufficio pubblico mi rivolta nel profondo.

La 2 ha dei problemi, perché nella zona dell’ufficio non esistono parcheggi gratuiti. E dovrei o pagare il parcheggio o andare con l’autobus

In ogni caso devo spendere qualcosa… Fatti i conti chiamo l’199 con estrema riluttanza.

È il numero di RispondeRai, un labirinto di opzioni (prema uno, poi due, prema uno e due insieme, prema cinque e nove con le dita incrociate, prema sei con il naso e il pulsante dell’ascensore con l’alluce e così via)… per farti perdere ancora più tempo (e quindi intascare di più) tutte le istruzioni sono declamate con dantesca lentezza. Dopo aver trovato il codice segreto per parlare con un operatore ricevo il seguente messaggio:

Nessun operatore disponibile, richiamare più tardi.

RICHIAMARE PIÙ TARDIIII!!!!!!! DOPO CHE MI HAI COSTRETTO A CHIAMARE UN NUMERO A PAGAMENTO MI FAI PURE RICHIAMARE??!??!? MA #@!!!!

Marcio verso l’auto con un cipiglio da Darth Vader.

Arrivo al parcheggio a pagamento, tento di pagare il parcheggio ma gli spicci che ho non arrivano alla tariffa minima… tariffa minima? ma se devo pagare il parcheggio, mi volete almeno mettere nelle condizioni di farlo?

Prendo uno scontrino vecchio mezzo calpestato e lo metto capovolto sul cruscotto “questo li fermerà per un po’ ” penso.

Vado alla sede Rai, ufficio abbonamenti, aperto dalle 9 alle 12, sono le 10… è deserto. Per deserto intendo che non ci sono neanche gli impiegati. Suono al citofono e mi avvertono che l’impiegato sta scendendo.

Aspetto un poco e si presenta un signore al quale spiego la situazione… non ci capisce niente ma almeno mi annulla l’abbonamento. Perché il bello dell’Italia è questo, se riesci a guardare uno negli occhi poi le cose si risolvono.

Quindi sono ufficialmente non abbonato alla televisione… che soddisfazione!

E meno male che era celere…

Conclusione della disavventura con Poste Italiane e SDA:

Dopo la disarmante risposta del Call Center “La spedizione è stata portata a un ufficio postale ma non sappiamo quale” e passati i giorni di festa si torna a chiedere informazioni alle Poste. Ecco nell’ordine le risposte più rilevanti:

  1. “La spedizione si trova presso l’ufficio postale in Via de Sanctis a San Mariano di Corciano” (peccato che lì non ci sia nessun ufficio postale, ma solo la sede di SDA Corriere espresso il quale, per sua fortuna,  non risponde al telefono)
  2. “La spedizione è presso un ufficio postale ma non sappiamo quale” (Di nuovo!)
  3. “La spedizione è presso l’ufficio postale di Santa Lucia” (finalmente!)

Tralasciando il fatto che non mi sembra giusto che per la mancata voglia di lavorare del portalettere debba andare io a prendermi il pacco lo faccio, e scopro che la busta è pure rotta!

Reclamo alle poste… inutile, ma spero che almeno faccia numero in qualche statistica.

Intanto ecco la mia personalissima statistica:

Una spedizione “PostaCelere 1 Plus” partita il 25 ottobre arriva il 3 novembre tra l’incazzatura generale. Ottimo servizio direi!

La follia di Poste Italiane

Non si finisce mai di incavolarsi…

Avendo cambiato casa da poco ho già dovuto lottare contro una montagna di Call Center… Quelli di Enel, quello assurdo di Umbria Acque, al quale se non sei cliente non puoi accedere, neanche per diventare cliente e così via.

E proprio quando pensavo di aver finito….

Tutto comincia con un adesivo arancione sulla porta del palazzo, una spedizione postacelere 1 (vedremo che celerità…). Non ero in casa quando è passato il corriere (Le poste si affidano a SDA per queste cose, una botte di ferro a quanto pare) e il foglietto cortesemente mi avverte che sarebbe ripassato l’indomani.

Il suddetto indomani me ne sto a casa tutto il tempo ma nessun corriere mi cerca e nessun altro adesivo arancione fa la sua comparsa sul portone. Incuriosito dal fatto che nessuno o quasi sa ancora il mio indirizzo nuovo uso il codice della spedizione per scoprire qualcosa di questa inattesa missiva. Partita il 25 da S.Maria degli Angeli (Assisi) transita intelligentemente per Firenze e Bologna per poi arrivare il 27 a Perugia, giorno della fatidica assenza. Entra in scivolata il fine settimana e arriva lunedì, dove si scopre che non solo ero assente il 27, cosa in effetti vera, ma anche il 28, quando invece ero a casa, ma la spedizione è in consegna… Penso.. ah vedi, si sono accorti della cappella e corrono a rimediare.

E invece no…

Alle 13.33 la spedizione è consegnata… a chi? mistero.

Chiama call center di poste italiane che rimanda a sede SDA di Corciano che non risponde per tutto il pomeriggio. Richiama call center di poste italiane per sentirmi dire “Il sistema è bloccato richiami tra 5 minuti”… richiama di nuovo per la frase geniale:

“La spedizione è stata portata a un ufficio postale ma non sappiamo quale”

Festa di Ognissanti e se ne riparla il 2 Novembre… cosa ci riserverà questo ennesimo viaggio nell’inefficienza italica?

Odissea Teletu #2

Bene bene… dopo la precedente puntata non mi avevano più chiamato per un mesetto.. e quasi mi ero abituato all’idea che si fossero decisi a smetterla…

L’altro giorno ecco però che squilla il telefono e appena rispondo cade la linea. Questo è un tipico segno che sta chiamando TeleTu… Perché non solo ti rompono le palle, ma prima di parlarti fanno un paio di chiamate a vuoto… È talmente classico che ieri dopo la prima chiamata a vuoto mi ero già preparato sullo schermo del pc l’informativa della privacy da leggere all’operatore.

Visto che hanno ricominciato penso che ricomincerò anche io a preparare la segnalazione al garante.

Mine e cerotti

La Russa come D’Annunzio sparge volantini in Afghanistan… da un elicottero e senza allontanarsi troppo dalla base italiana..

Il volantino giustamente ricorda agli afghani (che non vanno in giro in elicottero) di stare attenti a dove mettono i piedi se i piedi li vogliono ancora.. perché il paese è zeppo di mine.

E a questo punto mi viene in mente una frase da Apocalypse Now

Era un modo particolare che avevamo qui di vivere con noi stessi: li facevamo a brandelli con una mitragliatrice, poi gli davamo un cerotto.

Già… perché la maggior parte delle mine che portano via i piedi, le gambe e le vite degli afghani sono state fabbricate in Italia.

Fatevi un salto tra i documenti non più segreti su Wikileaks e cercate la parola “Italian”… vedrete che verranno fuori una grandissima quantità di rapporti che parlano di mine di fabbricazione italiana…

Complimenti a tutti, cari signori. Fate i vostri bei volantinaggi d’annunziani, poi però sui soldi che vengono dalla vendita delle armi non ci si sputa vero?